Speciale Diego Armando Maradona

La prematura scomparsa di Diego Armando Maradona, indicato come il miglior calciatore di tutti i tempi, ha gettato nello sconforto i tantissimi fan del Pibe de Oro sparsi in ogni angolo del mondo. Tristezza, mista a ricordi ed emozioni, che qui a Soccavo risultano ancora più intensi, visto che, proprio nel nostro quartiere, nel periodo d’oro, Diego&co si allenavano al Centro Paradiso, attualmente ridotto in condizioni a dir poco pietose.
Sconcertati anche noi per l’improvvisa dipartita di D10S, abbiamo deciso di rendergli omaggio a modo nostro raccogliendo testimonianze, ricordi e pensieri di chi non dimentica e continuerà ad amarlo. Per sempre.

di Veronica Bencivenga

“La folla che aspettava l’uscita dei giocatori a fine allenamento e il pullman del Napoli la domenica prima che partisse per andare al San Paolo (n.d.r. il Maradona), e lui, Diego, che da quel finestrino, non faceva altro che salutare. Era l’unico che ricambiava sempre l’affetto dei tifosi, era l’unico che salutava sempre”- Marco allora aveva solo 7 anni, ma il ricordo è ancora vivo nella sua mente. Ed è un ricordo dolcissimo, di un bimbo che ha avuto la fortuna di abitare proprio di fronte all’ingresso del Centro Paradiso a Soccavo. Marco aveva solo 2 anni quando Dieguito si fece adottare dalla città di Napoli in un pomeriggio d’estate del 1984, quando palleggiò davanti a settantamila spettatori in uno stadio pieno di cori e applausi, e 9 quando se ne andò di corsa, quell’aprile del ‘91, lasciando Ferrari, Porsche e Toyota nel garage (automobili che sarebbero poi andate all’asta per pagare debiti e tasse). Quel bimbo che oggi ha 38 anni piange Diego come se fosse un suo parente.

“Il Napoli degli scudetti per me rappresenta la mia infanzia, tutti i primi ricordi che ho. Ricordo gli allenamenti che guardavamo dalla finestra o dal tetto del palazzo, la folla, i giocatori, da piccolo li consideravo un po’ come dei vicini di casa, ma anche come degli affetti, ogni volta che mi affacciavo avevo la certezza di trovarli lì. – racconta Marco. Amavo poi le partite del Napoli Primavera: gli spalti erano pieni, le squadre in campo avevano le stesse maglie di quelle “vere” e il Centro Paradiso diventava una specie di San Paolo in miniatura.

Il rombo delle auto di Diego me lo ricordo benissimo, quando veniva per gli allenamenti e quando andava via era inconfondibile e, se non bastava quello della sua macchina, c’era quello dei tifosi che quando lo vedevano impazzivano – continua Marco che poi aggiunge -. Fa malissimo vedere il Centro Paradiso oggi ridotto ad un rudere, appena 30 anni fa era uno dei luoghi più importanti del calcio mondiale, dove si allenava il più forte calciatore di tutti i tempi e dove sono scattate alcune delle foto più iconiche della sua carriera. Ma non solo, è stato per anni la casa del Napoli, non c’era un solo tifoso azzurro al quale non si illuminavano gli occhi al solo sentire nominare Via Vicinale Paradiso. Al di là del valore personale, che può avere per me, è uno dei luoghi della nostra memoria comune di tifosi del Napoli e va recuperato assolutamente.”

Nell’epoca d’oro, il Centro Paradiso aveva di famoso anche una porticina celeste, quella attraverso la quale Diego Armando Maradona entrava per evitare l’assedio dei tifosi, che davanti al cancello principale costituivano praticamente una sorta di “presidio permanente”. Memorabile perfino uno dei litigi più celebri tra Diego e la società, avvenuto proprio all’interno del Centro Paradiso: quando Maradona veniva incalzato dai giornalisti per sapere quando sarebbe rientrato in campo, lui rispose con il celebre “quando Ferlaino vorrà, è lui il capo”, per poi mettersi a fischiettare a mo’ di sfida mentre andava in campo.
Il Centro Sportivo era un piccolo gioiello incastonato a Soccavo: spalti sempre pieni facilitati dall’ingresso gratuito (ma c’era chi avrebbe anche pagato per assistervi), nonché luogo di ritrovo di quasi tutta la stampa sportiva napoletana, che qui si scambiava pareri, opinioni, e qualche “soffiata”, quando il giornalismo sportivo campano e spesso internazionale sapeva di avere un punto di ritrovo unico. Celebri anche gli allenamenti dell’Argentina nel Centro Paradiso durante i Mondiali del 1990: una scelta dettata anche, e soprattutto, dalla presenza di Maradona in rosa, che dunque al Centro Paradiso faceva da Cicerone per gli altri argentini.
Oggi quel Centro è un cumulo di macerie, un immondezzaio abbandonato a se stesso anche perché non si capisce neanche chi sia il proprietario, così come ha detto più volte Corbelli, l’ex presidente del Napoli. Sapere che quello stesso luogo in cui Diego è stato ardore e malinconia, genio e sregolatezza, sempre pronto ad aiutare i più deboli, oggi non esiste più, è un ulteriore colpo al nostro cuore già infranto dal lutto. El diez, l’uomo che è stato in grado di donare ad un intero popolo felicità e coscienza sociale, che ha conquistato i napoletani per il suo talento, per com’era. Solo chi l’ha amato davvero può capire. L’uomo che in un’intervista tv disse che il Che era il suo eroe nazionale, tant’è che decise di tatuarlo sulla spalla destra, quello di Fidel sulla tibia della gamba sinistra, l’uomo che si faceva beffa di chiunque, e che quando era in campo i giocatori erano sempre tranquilli perché dicevano: “tanto ci pensa Diego”. Ecco, a quest’uomo che ci ha dato tanto e che è stato troppo spesso circondato da un branco di parassiti, noi dobbiamo tanto. Il collettivo Cap80126 propone di mettere su una galleria, attraverso diversi murales, sulle mura esterne all’impianto sportivo. Una serie di murales che raffigurano El Pibe durante i suoi momenti più belli trascorsi al Paradiso con la speranza che lo spazio possa diventare un luogo di pellegrinaggio dove gli amanti di D10S di tutto il mondo potranno passare e visitare la casa del Napoli, dove si è allenato il calciatore più forte del mondo di tutti i tempi. Un’iniziativa che appoggiamo completamente e che di certo si somma con l’avergli dedicato lo stadio, un gesto bellissimo e dovuto. Ora il nodo da sciogliere prima di ogni altro passaggio è quello della proprietà. Individuare il privato che possiede il Centro Paradiso è il principale obiettivo che si è posto la municipalità. Quasi sicuramente sarà in mano ad una banca, ma chiaramente bisogna sapere di quale banca si tratta. Il Presidente della Municipalità Lorenzo Giannalavigna si è detto favorevole all’ipotesi museo del Napoli e di Maradona, ma senza tralasciare la ristrutturazione del centro sportivo. “La struttura potrà essere entrambe le cose, ed anche in caso di vincolo all’uso di attrezzatura sportiva, qualora diventi pubblica, si troverà un modo per ospitare anche il museo. Di certo – ha aggiunto Giannalavigna- dovremmo lavorare di concerto con la Regione perché né noi, né il Comune abbiamo le possibilità economiche per farlo”.

 

 

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