di Tommy Totaro
Massimo Maiorano ha oggi 45 anni e ha iniziato a fare il panettiere giovanissimo, all’età di dieci anni. Pieno di voglia di imparare ha fatto subito progressi. Purtroppo, a diciassette anni è rimasto orfano di padre e si è ritrovato a fare fino a quattro lavori pur di aiutare la famiglia nel sostentamento. Nel 2006 riesce a coronare il sogno di aprire un’ attività tutta sua, insieme alla moglie. Si prendono cura del loro lievito dal 1998.
I panettoni sono sempre stati la passione più grande di Massimo. Anche perché quanto più sono difficili le cose, più gli piace accettare la sfida. E’ stato premiato, lo scorso anno a Roma, con la medaglia d’Oro l’anno per il miglior panettone del mondo.
La vita di Massimo e della moglie ruota intorno ai figli. Giorgio, che fa parte della Accademia dei maestri del lievito madre, Carmen e Laura. La Forneria si trova via Giorgio dei grassi 32, 34 a Pianura Napoli, adiacente la Casa della Cultura (per info 0816136716)
Piacciono molto i panettoni ai napoletani?
Il panettone nasce nel Nord, ma negli ultimi anni anche il Sud ha iniziato ad apprezzare e amare il panettone artigianale.
Quanto conta la scelta degli ingredienti di qualità?
La scelta degli ingredienti è fondamentale per un risultato ottimale. Poi, come dico sempre, si parte dalle piccole cose se si vogliono fondamenta solide.
Lei ha il suo segreto quando si chiude in laboratorio?
In pasticceria non possono esserci segreti, soltanto esperienza.
I giovani vogliono fare questo lavoro?
Ultimamente anche i giovani stanno apprezzando il lavoro manuale e cercano di imparare, trovo che ad oggi i giovani siano molto più perspicaci.
E’ un lavoro più adatto ai maschi o alle femmine?
A qualsiasi genere, basta che di base ci sia tanta passione.
Se tornasse indietro, rifarebbe questo mestiere?
Sicuramente, non me sono mai pentito.
Qual è il dolce di cui è rimasto maggiormente soddisfatto?
Il panettone in generale, i grandi lievitati.
Esiste ancora la tradizione tutta napoletana del vassoio di dolci per il dopo tavola?
Si, alcune famiglia portano avanti ancora questa tradizione.
Chi erediterà il suo sapere?
Ho tre figli e sono orgogliosissimo di loro e del loro percorso. Mio figlio è al mio fianco giorno e notte, mia figlia segue gli studi universitari sempre attinenti alla nostra impresa, e poi la piccolina che già ama il mestiere. In ogni caso non metterò loro dei paletti, ad ognuno le sue passioni.