L’artista di Soccavo, in Austria da 5 anni, ha appena pubblicato il disco “Musica in Cucina”, in cui mescola due tra le sue più grandi passioni
di Tommy Totaro
Cristiano Amoroso è un soccavese doc, ma da quasi cinque anni vive a Vienna, dove ha trovato una nuova dimensione in veste di chef-chansonnier al prestigioso ristorante Il Melograno. Una gustosa avventura, che mixa alla perfezione due sue grandi passioni: la musica e la cucina, portando alla nascita di un disco suggestivo e travolgente dal titolo, guarda caso, di “Musica dalla cucina”.
Cristiano, com’è nata l’idea di questo album?
Avevo iniziato a lavorare al ristorante da alcuni mesi e un giorno, all’ora di pranzo, portai con me la mia chitarra per una piccola manutenzione. Non avevo condiviso con nessuno il fatto di saper suonare, quindi fu una sorpresa anche per il mio titolare che mi chiese letteralmente: “Chef famme sentí qualcosa” (lui parla bene anche il napoletano). Ed io cantai e suonai per lui. A quel punto, mi domandò se avessi voglia di farlo tutte le sere per i clienti. Mi divertiva l’idea e adesso la gente attende ogni volta che io esca dalla cucina per esibirmi. Dopo un po’ da quella “prima volta” ha preso forma l’idea del cd.
Quando è uscito il disco e dove si può trovare?
Il disco è uscito a novembre, ma non è in vendita anche se ha tutte le caratteristiche per diventarlo. È stato concepito come uno “special gift” per i nostri clienti e non per la grossa distribuzione.
Che brani include?
Comprende 10 classici della canzone napoletana, da Malafemmena a Tu si na cosa Grande, e in più c’è Caruso di Lucio Dalla, al quale sono particolarmente legato per un’interpretazione a due voci di Lucio e Pino Daniele avvenuta durante un tour del 1988.
Chi ha preso parte con te alla realizzazione del disco e in che veste?
Allora… da Napoli hanno collaborato agli arrangiamenti dei brani in studio il Maestro Giancarlo Vorzitelli, che ha dato corpo a questo lavoro, e in sala, agli adattamenti live e alle chitarre il Maestro Federico Luongo, musicista ed amico. Per la parte viennese, invece, troviamo il polistrumentista e arrangiatore Maestro Erwin Kiennast e l’ingegnere del suono Bernhard Schedelberger.
A quanto abbiamo capito, quindi, canti anche durante le cene lì al ristorante?
Solo e soprattutto. È proprio da questa idea che è nato il cd, per cercare di fissare quell’atmosfera, quell’intimità tavolo per tavolo. Pensa, che ascoltarmi di sera per molti clienti è talmente bello, che uno di questi mi ha addirittura regalato una chitarra dicendo che avevo fatto stare così bene lui e la moglie da spingerlo ad acquistare lo strumento e portarmelo qualche giorno dopo.
Che specialità culinarie proponi?
Vuoi parlare di cose serie adesso? Ahahah. Propongo una cucina del Sud Italia, sono di Napoli, ma Roberto d’Atri, il gestore del ristorante, è di origini pugliesi, quindi si strizza l’occhio alla tradizione senza far mancare “variazioni sul tema”, volendo usare un termine musicale. Insomma, ci metto del mio, le mie conoscenze nelle varie esperienze fatte in giro per il mondo.
Hai un cavallo di battaglia, sempre parlando di piatti?
Nessuno si lega troppo ad un piatto, come non ci si lega agli strumenti, spesso si cambiano, si perfezionano. Ma se vuoi sapere se sono in particolar modo legato ad un sapore, beh uno spaghetto al pomodoro fresco è veramente difficile da battere per un napoletano come me.
Come viene accolta la cucina italiana in Austria?
È presa in gran considerazione, è vista come la cucina migliore che si possa gustare. L’Austria è ricca di piatti tradizionali, ma se vogliono mangiare in modo speciale, mangiano italiano!
Cosa hai portato di Napoli a Vienna?
L’ironia, la musica, la cucina, la passione e l’amore per la famiglia. Tutte cose che in un piatto trovi sempre. E se non le trovi, talvolta, mangi male.
Per Natale e Capodanno proporrai qualche specialità partenopea?
Mah… C’è sempre Napoli nella mia cucina, a sprazzi, nei dettagli, non posso certo proporre “nu gnocco a Pignatiello” a Capodanno, ma l’ho avuto in carta qualche mese fa. Posso dire però che il mare, i sapori del Sud e di mia Nonna non mancheranno mai.
Cosa ti manca di più della tua città d’origine?
Il fuori schema, l’improvvisazione, la possibilità di bussare a un vicino all’improvviso per un caffè, gli amici, la mia famiglia, il Napoli allo stadio, la musica live. E potrei continuare a lungo, ma sinceramente Vienna compensa sotto altri aspetti… quindi non vorrei passare per uno scontento. Anzi, tutt’altro.
E di Soccavo che ricordi hai?
Resto sempre molto legato al mio territorio. Un pezzo di cuore è rimasto lì dove ho ancora tanti amici, casa dei miei… Soccavo non è mai stato un quartiere facile, però in un certo qual modo ci ha temprato e credo, abbia fatto capire a me e a tanti di noi i valori veri della vita.