di Francesca Attanasio
Lo scorso 19 novembre, nella Basilica Cattedrale San Procolo martire di Pozzuoli, al rione Terra, è stato ordinato sacerdote don Giovanni di Meo. Il nostro Giovanni, oggi ventiseienne, è arrivato nel nostro oratorio quando era seminarista, nell’estate del 2016. Nel 2021 ha conseguito il Baccalaureato in Sacra Teologia nella Pontifica Facoltà Teologica dell’Italia meridionale, sezione san Luigi a Napoli. Sta completando gli studi per conseguire la licenza in Teologia Spirituale, con specializzazione in formazione vocazionale nella pontificia università Gregoriana a Roma.
Giovanni, quando sei diventato sacerdote cosa hai provato?
Ho provato tanta trepidazione, perché si stava realizzando un sogno che portavo in cuore fin da bambino.
Cosa vuol dire essere preti oggi?
Nel 2022, come dice il Papa, viviamo non in un’epoca di cambiamento ma in un cambiamento d’epoca. Quindi, c’è bisogno innanzitutto di grandi testimoni che sappiano dire la bellezza del Vangelo, di Gesù e, soprattutto, di attirare con la loro testimonianza i giovani.
Un tuo sogno?
Un mio sogno è di riportare i tanti che sono adesso lontani, all’interno dell’ovile. Come ci ricorda l’evangelista Giovanni, una delle missioni del pastore è quella di occuparsi delle pecore che sono nell’ovile ma anche quelle che sono fuori. Questo è il mio sogno da prete. Ovviamente non riuscirò a salvare tutto il mondo, perché questo è già stato salvato da Gesù, ma nel mio piccolo mi impegnerò in questo, perché lo vedo come un mio grande sogno.
Quando eri piccolo pensavi mai di diventare prete?
Non pensavo di diventare prete, perché il mio desiderio era quello di diventare macchinista delle Ferrovie dello Stato.
Quando e come hai avuto la chiamata?
Guardando al mio cammino vocazionale, posso dire che la chiamata non è un momento puntuale ma si conferma giorno dopo giorno. C’è stato, però, un momento preciso in cui ho sentito particolarmente vicina la presenza di Dio che mi chiedeva un qualcosa di grande che, all’età di 13 anni, non seppi ben definire. Partecipai alle ordinazioni presbiterali alla cattedrale di Monteruscello, perché vidi nella mia parrocchia la locandina affissa e per curiosità chiesi al mio parroco se potevo andarci. Lui mi portò con sé e durante quella celebrazione ci fu un momento importante in cui è nata dentro di me la domanda: ma se diventassi anche io prete? Poi questo pensiero fisso è maturato negli anni.
C’è stato qualcuno che ti ha aiutato nella tua scelta?
Non si può arrivare al sacerdozio senza l’aiuto degli altri. Ci sono state tante persone che mi hanno sostenuto e aiutato a comprendere la volontà del Signore. Dal padre spirituale al rettore del seminario, che all’epoca era don Fabio, poi don Marcello, il mio parroco d’origine, tante persone della comunità e tanti amici. Soprattutto, voglio ricordare gli amici delle superiori che forse sono stati i primi a sapere della mia scelta, di voler cioè continuare entrando in seminario. Mi hanno sostenuto e mi sono stati accanto come fratelli, ancora oggi con questi compagni si è instaurato un rapporto che dura nel tempo. In genere, dopo la maturità ci si saluta, invece noi continuiamo questo rapporto perché ci siamo voluti bene e aiutati nelle nostre scelte. Quindi, non si può arrivare da soli ad una meta così importante!
La tua famiglia ti ha appoggiato?
La mia famiglia all’inizio non mi ha appoggiato. Soprattutto, mia mamma perché pensava che questo desiderio non provenisse da me ma che fossi stato plagiato e che questo desiderio provenisse dalla mia parrocchia e dal mio parroco. All’inizio, quindi ho avuto tanto difficoltà a far accettare questo mio desiderio, però poi, quando ho iniziato il seminario dopo le scuole superiori, le persone delle mia famiglia sono state quelle che più mi hanno sostenuto, accompagnandomi in ogni tappa. Sono state anche le persone che mi hanno incoraggiato ed aiutato a portare avanti il desiderio di diventare prete Persino quando mio padre ha perso il lavoro e abbiamo vissuto una situazione familiare difficile, io ero al terzo anno di seminario, mia mamma mi ha sempre detto di non mollare e con i loro sacrifici mi avrebbe aiutato nel cammino.
Se dovessi fare un’intervista a Dio, cosa gli domanderesti?
Se dovessi fare un’intervista a Dio, gli chiederei senti Signore perché hai scelto proprio me?
Cosa vuoi dire ai ragazzi dell’Oratorio Salesiano San Domenico Savio di Soccavo?
Ai ragazzi dell’oratorio dico: se sentite dentro di voi il desiderio di spendere la vostra vita per qualcosa di grande, non esitate nemmeno un secondo a dire il vostro sì. Vi assicuro che ne vale la pena.