Il custode di reliquie è viceparroco della chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo  

 

di Ciro Biondi

 

 

Forse non tutti sanno che con il termine lipsanoteca si intende il luogo dove vengono conservate le reliquie, mentre il lipsanotecario è colui che custodisce i resti sacri. Ebbene, anche la Diocesi di Pozzuoli può vantare un custode di reliquie. Due anni fa monsignor Gennaro Pascarella – allora vescovo di Pozzuoli e di Ischia (e oggi Amministratore Apostolico nell’attesa dell’insediamento del vescovo eletto, monsignor Carlo Villano) -, ha difatti affidato l’incarico a don Emmanuele Forza, viceparroco della chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo di Soccavo. A lui, il compito di classificare frammenti di ossa, pezzetti di carne, scaglie di sangue e altre parti anatomiche, indumenti e oggetti appartenuti a beati e santi, testimoni di oltre duemila anni di storia della Chiesa. Ma non ci si limita solo a classificare. È necessario procedere anche a un’adeguata conservazione finalizzata alla venerazione dei fedeli. “L’Incarnazione di Cristo è la prima giustificazione delle reliquie – spiega don Emmanuele – Nel Nuovo Testamento c’è l’episodio dell’Emorroissa, che tocca il lembo del mantello del Signore: la forza che esce da Gesù guarisce la donna. È quindi con la forza della fede che le reliquie diventano strumento. Dopo l’età dei martiri, il Concilio di Nicea II del 787 riafferma l’importanza dei resti sacri e impone che gli altari devono essere muniti di una reliquia, il cosiddetto “sepolcretto”. C’è, comunque, stato un periodo di esagerazione con l’età medioevale e il diffondersi di reliquie false o dubbie. Per esempio, il latte della Vergine Maria o la coda dell’asinello della Sacra Famiglia”.

Don Emmanuele, che valore hanno, nella Chiesa di oggi, le reliquie?

“Su indicazioni di papa Francesco e attraverso la Congregazione delle Cause dei Santi, nel 2017 la Chiesa ha fatto chiarezza con l’Istruzione de “Le reliquie nella Chiesa: autenticità e conservazione”. È ribadito che è proibita la vendita delle reliquie, che non possono essere conservate in luoghi profani e che non vanno concesse per la devozione privata”.

Il suo, si può definire un lavoro molto simile a quello di un artigiano…

«Preparo le teche per i sacerdoti che ne fanno richiesta. Un monastero ortodosso del nord Italia mi ha chiesto la reliquia di santa Monica. A Soccavo custodisco non solo il deposito di Pozzuoli, ma anche il mio personale, frutto di donazioni di sacerdoti”.

Quante reliquie si possono stimare tra quelle conservate dalla Diocesi di Pozzuoli?

“Di molte delle ossa che conserviamo non conosciamo l’appartenenza. Abbiamo circa 150 reliquiari. Il che significa che le reliquie sono molte di più. Tra i santi di cui abbiamo reliquie ricordiamo santa Patrizia, san Filippo Neri, tutti gli Apostoli e i santi Pietro e Paolo. Abbiamo reliquie della Terra Santa, come la rupe del Calvario e un pezzo del Santo Sepolcro. Possediamo reliquie dubbie come un pezzo della veste purpurea di Gesù oppure un pezzo del mantello di san Giuseppe. Ci sono resti appartenuti ai nostri martiri come Gennaro, Festo e Desiderio. Di san Procolo le reliquie nell’urna principale posta sotto l’altare del Duomo. Alcune teche sono state perse o rubate a causa dell’incendio del Duomo e dell’abbandono del Rione Terra. Molto lavoro di conservazione è stato fatto da don Angelo D’Ambrosio”.

In cantiere, la creazione di una cappella dedicata ai resti sacri

“Monsignor Gennaro Pascarella mi ha accordato la fiducia e ho posto alla sua attenzione un progetto”. A parlare è don Emmanuele Forza, lipsanotecario della Diocesi di Pozzuoli. “L’idea – spiega – è quella di creare una cappella con l’esposizione delle reliquie, come ve ne sono in altre diocesi. Bisogna evitare di lasciare le reliquie negli armadi. Vanno esposte alla venerazione pubblica dei fedeli perché bisogna invogliare le persone a imitare i santi. Accanto ad ogni reliquia vi sarà un Qr code. Così, dal cellulare si potrà conoscere la biografia del santo”. Il luogo individuato per l’esposizione permanente è la Congrega di San Francesco a Soccavo, in via Bottazzi, nei pressi della chiesa Santi Apostoli Pietro e Paolo. Ma la preoccupazione di don Emmanuele è la lotta ai traffici e alla necessità di censire le innumerevoli reliquie delle parrocchie. “Bisogna considerare – conclude don Emmanuele – che ci sono reliquie molto rare che possiamo solo prestare alle parrocchie per spingere gli uomini a conoscere le vite dei santi e vivere l’esperienza della santità attraverso i modelli che la Chiesa ci propone”. Le reliquie si classificano in tre gradi. Le reliquie di primo grado sono tutte quelle che riguardano il corpo del beato o del santo e vanno trattate con cura per essere conservate nei secoli. Quelle che appartengono al cosiddetto secondo grado sono gli oggetti appartenuti al santo. Terzo grado è ciò che viene in contatto con la reliquia di primo grado. Le tecniche di confezionamento risalgono per lo più al 1500.

 

 

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