di Rosario Balestrieri

 

La vocazione alla nidificazione dei rapaci del territorio su cui insiste il quartiere Soccavo è intrinseca nel suo nome latino “sub cava” (“sotto la cava”). Le pareti di tufo giallo della collina dei Camaldoli, che orlano il settore nord orientale del quartiere, sono infatti l’habitat di nidificazione ideale per varie specie. Il falco più comune è il Gheppio, che nidifica con almeno sei coppie nell’esteso sistema di cave che da Pianura giunge quasi ininterrotto fino al Cavone Verdolino. Questo falco di piccole dimensioni è detto localmente “cestariello” o “cristariello” in riferimento a Cristo, per l’abitudine di restare fermo in volo con ali e coda a formare una croce. Per tale motivo, questo tipo di volo prende il nome di “spirito santo”.

I Gheppi non sono i soli a fare il nido sulle pareti di tufo, ma anche l’essere vivente più veloce del pianeta trova riparo fra queste rocce. Si tratta del Falco Pellegrino, che in picchiata raggiunge e supera i 350 chilometri orari, sorvolando tutta via dell’Epomeo in pochissimi secondi. È nota l’esatta ubicazione del nido di questo falco, ma si preferisce non riportare questo dato in quanto la specie è spesso vittima del prelievo illegale dei piccoli finalizzato al mercato nero. Oltre ai falchi a Soccavo è possibile osservare anche varie specie di “aquile”, cioè rapaci appartenenti al gruppo degli Accipitriformi come lo Sparviere, la Poiana e da alcuni anni in inverno fa la sua comparsa l’Aquila Minore. La specie più comune è la Poiana, di grosse dimensioni e colore bruno uniforme, che il più delle volte si vede volteggiare fra il raccordo e la collina, spesso in coppia o inseguita dai gheppi che, nonostante siano molto più piccoli, la scacciano con vigore.

L’aquila minore, invece, a differenza della poiana, il più delle volte è di colore bianco e nero disposto in modo simile a quello di una cicogna dalla quale si differenzia nettamente per la forma. Oltre ai rapaci diurni, a Soccavo è possibile osservare, o più precisamente udire anche quelli notturni, gufi, civette e barbagianni. Fra questi, la specie più diffusa è la civetta che vive anche nei luoghi più edificati come via dell’Epomeo, Rione Traiano e la Zona nel Palazziello. Questo rapace viene tacciato di portare sfortuna in base ai versi notturni che emette distinti in risate e pianti. Questi ultimi sarebbero un preludio funereo per chi li ascolta. Si tratta di una diceria completamente falsa, che affonda le proprie radici nel Medioevo in cui la notte fu caricata di significati diabolici e con essa anche gli animali che la caratterizzavano. Soccavo è un quartiere che nonostante l’esplosione edilizia presenta ancora dei lembi di naturalità che andrebbero assolutamente preservati, per consentire alle specie che sono qui da prima di noi di continuare a vivere questo territorio ed arricchirlo con la loro presenza.

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