“’O Festivàl” è un viaggio nel passato, che intende celebrare in modo insolito i 20 anni del Festival della Canzone Napoletana, manifestazione iconica dell’epoca, all’insegna di bella musica, passione e talento. Un docufilm scritto da Massimo Cinque con la regia di Francesco Castellani, che vede sia direttamente che indirettamente protagonisti la famiglia Fierro e il nostro quartiere.
A svelarci chicche e retroscena, il figlio del mitico Aurelio Fierro, Fabrizio.
di Tommy Totaro
Fabrizio, da poco è andato in onda su Rai3 ed è disponibile, attualmente, su Rayplay “‘O Festivàl”. Racconterebbe, a chi ancora non l’avesse visto, di cosa si tratta?
È una gradevole docufiction, della durata di circa 50 minuti, che non ha la pretesa di raccontare la storia nei dettagli, ma piuttosto l’atmosfera che si respirava durante i vari Festival di Napoli. È stato come sfogliare un album dei ricordi arricchito da immagini meravigliose provenienti dalle teche Rai. Compaiono, tra gli altri, Ugo Tognazzi, Ornella Vanoni, Domenico Modugno, mio padre Aurelio, Pippo Baudo, Mike Bongiorno, Daniele Piombi…
Il compleanno di sua madre Marisa diventa, per l’occasione, il pretesto per raccontare una manifestazione che ha fatto storia…
Esatto. Tutto ha inizio col caffè della mattina, che le preparo a casa il giorno del suo 91esimo compleanno. Da lì, fino a sera, sarà un susseguirsi di ospiti, aneddoti, musiche, interviste e filmati ad hoc, che costelleranno insolitamente una festicciola con gli amici di sempre.
Oltre a lei, a sua madre e a suo figlio Aurelio jr, chi altro troviamo nel docufilm?
Lucia Cassini, Gianfranco Gallo, Ciccio Merolla, Francesco Paolantoni, Patrizio Rispo, che in un cameo ambientato in cucina recita il monologo di Eduardo De Filippo sul ragù, e il narratore Fabio De Simone.
Appaiono anche scorci della nostra Soccavo?
Eh, sì. Quando scendo per acquistare l’occorrente per il pranzo, le telecamere mi seguono in giro per il quartiere ritrovandomi da Gianfranco Lubrano, per comprare la carne per il ragù, poi, da Pasquale Fiorenzano per la trippa e lì trovo Francesco Paolantoni, col quale scambio due chiacchiere. Durante le riprese, grazie alla sua irresistibile verve abbiamo “arrevotato” via Epomeo.
Anche sua madre abita a qui?
Vive con me a via Epomeo adesso. Prima eravamo a Paolo Della Valle.
A quanti Festival della canzone Napoletana ha partecipato suo padre?
A tutti, anzi, no. Nel 1970 era consigliere comunale e non volle presentarsi. Lo fece l’anno successivo, ma il Festival non si tenne.
Quanti ne ha vinti?
Cinque, nel 1956 con “Guaglione”, nel 1958 con “Vurria”, nel 1962 con “Tu si’ ‘a malincunia”, nel 1965 con “Serenata all’acqua ‘e mare” e nel 1969 con “Preghiera a ‘na mamma”. Anche se c’è una discussione relativa all’edizione del 1965, perché all’epoca utilizzarono un sistema di votazione strano: i voti in sala e da casa diedero vincitore mio padre, però, gli organizzatori decisero che la proclamazione sarebbe avvenuta l’anno successivo in base anche alle vendite. Grazie a queste ultime, alla fine, si può dire che ci fu un’ex aequo tra papà e Mario Abbate con la sua “Core napulitano”. In realtà quel festival non fu mai assegnato a nessuno.
Conquistò anche un mare di secondi posti…
Sì, mio padre è stato uno di quelli che ha preso più trofei in totale. Con brani come “Suspiranno ‘na canzone”, “Lazzarella”, “’A pizza”, “Uè uè che femmena”, “Tutt’a famiglia”, “Giulietta e Romeo”…
Crede che, in un futuro più o meno prossimo, il “Festival di Napoli” possa tornare?
Beh, perché no. Ma dovrebbe prenderlo di nuovo in mano la Rai, come fece all’epoca e come avviene con Sanremo. Magari, utilizzando lo stesso identico staff, presentatore-direttore artistico incluso, affiancato da esperti, che si occupino di determinate cose.
Come lo immagina?
Aperto a tutti: vecchi, nuovi, giovani, “antichi” e anche ai non partenopei. Ce ne sono tanti che cantano o, comunque, conoscono bene il napoletano… Sarebbe bello avere artisti come Fiorella Mannoia, Tosca, Roberto Vecchioni. Potrebbe tornare ad essere la risposta estiva a Sanremo, magari, programmandolo per i primi di settembre, in concomitanza con la Piedigrotta.
Ma lei ha mai partecipato come concorrente a ‘O Festivàl?
No, ma nel 1980 presi parte con un brano di Peppe Vessicchio e Bruno Lanza al “Festival della Canzone napoletana e nuove tendenze” organizzato da Canale 21. Presentava Carlo Giuffrè con mio padre tra gli ospiti d’onore della manifestazione.
E, invece, prossimamente ha qualche concerto in programma?
No. Purtroppo, in questa città si suona molto poco… Ci terrei però a segnalare che mio figlio Aurelio, anche lui abitante di Soccangeles, a febbraio sarà al teatro Politeama di Napoli, nei panni di Vitale, nel “Masaniello” di Tato Russo. Torna, dunque, al musical dopo aver partecipato a “Notre-Dame de Paris” dal 2003 al 2010. Ad interpretare Masaniello, per l’occasione, sarà il suo amico Francesco Boccia, autore del brano “Grande amore” proposto da Il Volo e con lui nei Super4. Il cast è stellare con direzione artistica e regia a cura di Renato De Rienzo e Maurizio Sansone.
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