Intervista ad Arcangelo Scherillo, che con figli e fratello gestisce lo storico locale di via dell’Auriga
di Tommy Totaro
Alzi la mano chi non è mai stato, almeno una volta, allo Splash Down per festeggiare il compleanno di un amico, di un parente o un evento importante. Un’impresa ardua, visto che da oltre 40 anni, il locale di via dell’Auriga, rappresenta un’istituzione a Soccavo, in fatto di accoglienza e divertimento.
Ne abbiamo parlato con Arcangelo Scherillo che, con i figli e il fratello, continua a portare avanti questo ritrovo intramontabile, rifugio anche di celebrity.
Arcangelo, in che anno è stato aperto lo Splash e da chi?
Ho sempre avuto una passione per le feste. Quando si tenevano in casa, ero io a portare giradischi, mixer e impianto luci con centraline psichedeliche. L’inaugurazione dello Splash Down risale, invece, al 1981. A dare il “la”, un veglione di capodanno organizzato per gioco con mio fratello Pietro e un gruppo di amici, proprio in questo locale, al tempo, ancora un po’ grezzo. Visto il successo, decidemmo di bissare per Carnevale e da quel momento, non ci siamo più fermati. A gestirlo, sempre la famiglia Scherillo.
Cosa è cambiato da allora?
A quei tempi, si lavorava senza pr: si veniva tramite passaparola, per la musica, per l’accoglienza. I genitori accompagnavano i figli e si complimentavano con noi per l’ambiente e la tranquillità di un circolo chiuso. Avevamo una guardia giurata in divisa all’ingresso, che bastava per la sicurezza di centinaia di ragazzi.
In questi anni ne avrà viste di tutti i colori. Ci racconta qualche aneddoto simpatico?
Ne ricordo uno in particolare, che non dimenticherò facilmente: una coppia di ragazzi, che frequentava sempre il locale si lasciò e, per alcune settimane, sparì. Una sera, il ragazzo tornò con una nuova fidanzata e, dopo un po’, arrivò anche la sua ex a cercarlo (forse avvisata da qualcuno). Quando il “poverino” se ne accorse, cercò di nascondersi ovunque, spostandosi da un lato all’altro dello Splash con l’ex agguerrita, decisa a stanarlo. Tutto questo, tra le risate dei presenti.
Da voi sono nati anche tanti amori…
Beh, sì. Molti ragazzi si sono conosciuti durante serate al locale, si sono fidanzati, sposati ed hanno festeggiato allo Splash i 18 anni, promessa di matrimonio, battesimo e prime comunioni dei figli… Naturalmente, la scelta di festeggiare tutto qui, ci onora.
Che differenze nota rispetto agli esordi? I diciottesimi, ad esempio, li trova uguali o differiscono per qualcosa?
C’è un abisso. Anni fa, per gran parte degli invitati, un diciottesimo compleanno era l’occasione per andare in discoteca, per molti, addirittura, la prima volta. Si invitavano oltre ai familiari, la comitiva, la classe. Insomma, gruppi che si conoscevano bene, si frequentavano ed erano anche piuttosto numerosi. Le feste di oggi, invece, sono diverse: molti meno invitati, spesso, amici di amici. Prima, c’era l’opportunità di conversare e, magari, fare nuove amicizie. Ora, ognuno seppur tra la folla, tende ad isolarsi col telefono in mano, che avvicinerà pure le persone lontane, ma allontana, decisamente, quelle vicine!
In questo periodo siete in piena attività?
Siamo stati chiusi 2 anni, causa pandemia. Abbiamo riaperto da qualche mese, ma tra un po’ faremo una pausa per dei lavori da effettuare. Riprenderemo a settembre con un locale ancor più accattivante, sempre in stile vintage, all’insegna della musica più bella degli anni ’80 e ‘90. E, grande attenzione, anche agli spazi all’aperto: tempo permettendo, è sempre piacevole rilassarsi vista giardino, inebriati dal profumo delle zagare.
Quali sono gli eventi che vanno per la maggiore?
Le feste per i 18 e i 40 anni, ma anche comunioni, lauree, primi compleanni. Abbiamo ospitato pure un centenario, che richiamò l’attenzione della Rai: non capita tutti i giorni, festeggiare i 100 anni in discoteca!
Al tempo, alle feste si alternavano anche tante belle serate danzanti tra amici. Rimane un ricordo?
No. Lo Splash è sempre stato un locale per gli amici, che ha ospitato veglioni di capodanno, di carnevale e tante feste a tema organizzate da mia moglie Patrizia. Una “tradizione” mai tramontata. Non a caso, ancora oggi, molti gruppi organizzano qui eventi o serate particolari con musica dal vivo.
Rimpiange qualcosa dei mitici anno ‘80 – ‘90?
Beh, la prima che mi viene in mente, riguarda l’uso esclusivo dei dischi in vinile: vederli maneggiare dal dj era un’altra cosa.
E, poi, la tranquillità dei locali di allora. Era puro divertimento. Da noi, mai una rissa, ragazzi sempre molto educati. Oggi, aprire una discoteca con serate a pagamento, quindi con persone che non si conoscono (cosa diversa dalla festa privata, dove gli invitati sono persone conosciute) è un grande rischio. Tanti ragazzi, purtroppo, vanno a ballare solo per fare rissa.
Questo mi rammarica, che pur avendo una struttura adatta, non posso rappresentare un punto di riferimento, come negli anni ‘80, come discoteca. Un vero peccato, visto che a Soccavo non ci sono luoghi idonei per aggregare un po’ di giovani.
Dal club sono passati anche personaggi noti?
Sì. Avendo il Campo Paradiso vicino, molti giocatori del Napoli di tanto in tanto, passavano al locale. Più di recente, è venuto Hamsik. E, poi, tanti giornalisti, personaggi del mondo dello spettacolo e della politica.
Splash Down a parte, di cosa si occupa attualmente?
Oltre a gestire lo Splash insieme ai miei figli Giovanni e Giuseppe e a mio fratello Pietro, sono funzionario e formatore alla Regione Campania – area Agricoltura, referente per la valorizzazione dei prodotti tipici… In pratica, organizzo eventi anche là.
Cosa si augura per il futuro dello Splash?
Mi piacerebbe tornasse ai tempi di una volta. L’idea, vista la disponibilità del parcheggio e di ampi spazi all’aria aperta con giardino, sarebbe quella di creare un punto d’incontro dove, un paio di giorni a settimana, potersi ritrovare per chiacchierare, bere, mangiare qualcosa, sfidarsi a giochi di società e godersi piacevoli serate tra amici. Non so se riuscirò nell’intento, ma di sicuro, ci proverò.