Tra i suoi capolavori, il film “Gatta Cenerentola”, diretto con Alessandro Rak, Ivan Cappiello e Dario Sansone, premiato, tra l’altro, con due David di Donatello
di Tommy Totaro
Regista, animatore, illustratore e non solo. Marino Guarnieri, originario di Soccavo, ad oggi, è considerato uno dei massimi rappresentanti italiani del mondo dell’animazione. Il film “Gatta Cenerentola”, uno dei suoi capolavori, ha conquistato, tra l’altro, due David di Donatello e un Nastro d’Argento.
Marino, quando e come nasci professionalmente parlando?
Tutto ha avuto inizio alla fine degli anni Ottanta. Ho fatto studi artistici… grafica pubblicitaria, design, fotografia e, sin dai primi tempi a scuola, grazie a un professore che ha creduto molto nelle mie potenzialità, ho cominciato anche a fare pratica presso il suo centro stampa. Fra l’altro, proprio a Soccavo. Quindi, professionalmente, nasco con un altro mestiere, che però mi ha accompagnato per tutta la vita… ed ha rappresentato una buona palestra sia per la creatività che per il rapporto con i clienti, sempre difficile tra designer e commerciale.
Regista, illustratore, animatore, graphic designer… In quale di queste vesti ti senti più a tuo agio?
Tutti i mestieri che citi hanno un minimo comune denominatore che è la creatività. Quindi, se proprio dovessi definirmi in qualche modo, mi piacerebbe dire che sono creativo. Però, anche comunicatore, perché mi interessa moltissimo cercare di capire come le persone percepiscono l’immagine e come il cervello funziona rispetto agli input che arrivano dall’esterno.
Tra le tue “creature”, la più nota e, probabilmente, quella che ha dato più soddisfazioni, è Gatta Cenerentola: meraviglioso film d’animazione approdato anche nella short list dell’Academy per gli Oscar 2018. Com’è nato questo progetto? Vi aspettavate il successo che ha ottenuto a livello mondiale?
Quando inizi un film non è mai detto che riesci a finirlo. Sono lavori molto lunghi, faticosi e costosi. Quindi iniziare un film, non sempre significa portarlo a termine. In realtà, Gatta Cenerentola per noi (il gruppo di lavoro comprende anche Alessandro Rak, Dario Sansone e Ivan Cappiello) è stata una navigata piuttosto lunga prima di giungere al termine… E mentre lavori non ti poni il problema del film dopo dove andrà, ma di fare il massimo con quello che hai e di ottenere il miglior risultato qualitativo.
Che ruolo hai avuto nella realizzazione del film?
Se dovessi fare una lista, sarebbe più corta quella delle cose che non ho fatto. Formalmente, sono il regista, insieme agli altri nominati prima. Poi, mi sono occupato degli effetti visivi e speciali, dell’animazione e del montaggio. Ognuno di noi, non solo i registi, ma tutto il team di lavoro, è anche appassionato di questo mestiere e, quindi, ci troviamo in più momenti della produzione a ricoprire ruoli completamente diversi. Quindi, sintetizzare e scegliere un solo ruolo sarebbe davvero complicato.
Per quei pochi che non l’avessero ancora visto, ti andrebbe di raccontare in poche parole di cosa parla?
Il film è tratto da una novella di Giambattista Basile, presente ne “Lo cunto de li cunti”. Fondamentalmente è la storia di Cenerentola, quella classica che conosciamo tutti, però noi abbiamo attinto dall’opera di Basile, che pare sia la prima Cenerentola documentata della storia dell’uomo… trascritta, per la prima volta, qua a Napoli in lingua napoletana. Quindi, tra gli intenti c’era anche quello di portare in giro questa riappropriazione del nostro patrimonio culturale.
Nonostante i tanti riconoscimenti anche internazionali, hai scelto di rimanere a Napoli. Cosa offre in più questa città, secondo te, rispetto ad altre che potrebbero, forse, regalarti soddisfazioni ancora maggiori e, magari, nuovi sbocchi lavorativi?
Beh, Napoli è una città difficile da abbandonare perché, comunque, è fonte di una creatività infinita. Però, se dovessi dire cosa mi offre, rispetto ad altri posti al mondo in cui sono stato, forse, risponderei proprio i problemi… La cosa bellissima, oltre all’aria e all’affetto che le persone dimostrano quotidianamente, è proprio il fatto di tenerti sempre sveglio e pronto ad affrontare qualsiasi difficoltà. È una cosa che non ha prezzo e non si può imparare da nessun’altra parte.
Sei originario di Soccavo… Volendo giocare un po’ con la fantasia, che personaggio creeresti ispirandoti al quartiere?
La domanda è divertente, ma non necessita di tanta fantasia. Se penso agli anni Ottanta, periodo in cui sono cresciuto per le strade di Soccavo, ricordo parecchi personaggi che sarebbero andati benissimo in un cartone animato, ma anche in un’opera teatrale, in una commedia di De Filippo. Soccavo è una zona di Napoli che amo molto, ricca di personaggi pittoreschi. Già ci sono… non dovrei inventarli!
Torni spesso a Soccavo?
Purtroppo, no. E, da un certo punto di vista, mi dispiace perché è un luogo nel quale sono cresciuto e ho tutti i miei ricordi d’infanzia. Quando è capitato di venire per una passeggiata, ho portato mia figlia a vedere dove abitavamo e mia moglie nei posti in cui giocavo, i luoghi in cui sono cresciuto… Comunque, ho mio fratello Gianluca e mia sorella Clelia, che vivono ancora lì. Anzi, colgo l’occasione per salutare sia loro che i miei tre nipoti: Camilla, Roberta e Giuseppe.
Hai un tuo luogo del cuore qui in zona?
Ci sono parecchi posti che ho nel cuore, o meglio, che avevo… perché sono stati distrutti, abbandonati… Luoghi come quelli dove ora ci sono le case popolari nella zona alta di Soccavo, che noi battevamo molto spesso quando eravamo ragazzini, visto che salivamo di frequente su ai Camaldoli, passando le giornate ad arrampicarci sulla montagna fino ad arrivare al parco degli Astroni. Un giro incredibile. Quindi, se dovessi scegliere uno dei posti che più mi sono rimasti nel cuore, direi proprio i Camaldoli: dalla zona alta di Soccavo arrampicandoti fino all’eremo… lì ho ricordi bellissimi con gli amici.
A cosa stai lavorando in questo periodo?
Sempre con lo stesso gruppo di lavoro, con Mad Entertainment, sto lavorando a un nuovo film, che avremmo dovuto finire nel 2020, nel periodo della prima quarantena, ma che si è protratto a causa del periodo particolare che stiamo vivendo. E poi abbiamo già una prospettiva di un altro progetto, che dovrebbe iniziare dopo la primavera. Inoltre, insegno sia all’Accademia delle Belle Arti che alla Scuola Italiana di Comix… Quindi, oltre a fare il mestiere del cinema sto provando anche a divulgarlo, così come con l’Associazione Italiana Film d’Animazione, di cui sono in questo momento presidente.
Visto che manca davvero poco al Natale, che libro consiglieresti di regalare ad un ragazzo intenzionato ad intraprendere la tua professione?
“The Illusion of Life” di Frank Thomas e Ollie Johnston, due animatori leggendari della Disney. Un vero e proprio must per chi vuole intraprendere la carriera dell’animazione. Un libro molto interessante, ricco di spunti tecnici, artistici e legati al disegno, ma anche di tanti racconti di momenti belli vissuti nel periodo d’oro della Disney, quando disegnavano tutti a mano e l’animazione era un po’ più artigianale rispetto a quella industriale del mondo in cui viviamo adesso.