di Francesca Attanasio
Disperazione e speranza. Questi, i due stati d’animo, che da subito è stato possibile leggere negli occhi dei profughi ucraini accolti all’Oasi san Pietro di Soccavo, struttura che fa capo alla parrocchia dei santi apostoli Pietro e Paolo.
Quattro, le famiglie ospitate, due, i bambini: Damir di 3 anni e Anastasiia di 7.
I profughi raccontano di un’Ucraina diventata terra di nessuno, dove la situazione è a dir poco difficile: non c’è acqua né cibo, scarseggia tutto anche i medicinali e molte città sono senza aiuti.
La comunità soccavese li ha accolti con entusiasmo e tutti hanno collaborato per la buona riuscita dell’ospitalità: c’è chi ha pulito l’appartamento in cui sono alloggiati, chi ha procurato cibo e chi vestiti e giocattoli. Ma non solo. Si è attivata una macchina umanitaria davvero per tutto, anche per far ottenere loro i documenti necessari.
A dargli il benvenuto, il 5 marzo scorso, tutta la comunità, con i ragazzi dell’oratorio salesiano san Domenico Savio, che per l’occasione hanno prima selezionato un sottofondo a base di musica ucraina e preparato cartelloni con scritte in lingua e, poi, hanno giocato coi bambini appena arrivati.
Il canale istituzionale per accogliere i rifugiati per la nostra diocesi è il centro Regina Pacis di Quarto, in provincia di Napoli, che ha aperto le porte ai profughi provenienti dall’Ucraina nella sua cittadella dell’inclusione, grazie al sostegno della Caritas diocesana di Pozzuoli e del vescovo monsignor Gennaro Pascarella. In tanti hanno dato la propria disponibilità, tra questi anche la nostra parrocchia.
I profughi sperano, naturalmente, che finisca presto questa guerra per poter tornare nel proprio Paese. Nel frattempo, hanno iniziato un percorso di integrazione, che prevede corsi di italiano, uno online solo per adulti e uno in presenza per grandi e piccini svolto da insegnanti volontarie.
I due bambini hanno cominciato anche la scuola: Anastasiia frequenta la prima elementare e Damir l’asilo. Entrambi sono stati accolti dal 54° Circolo didattico Michele Scherillo.