Lo storico orologiaio di Soccavo si racconta ai nostri microfoni
di Tommy Totaro
Questo mese abbiamo voluto incontrare una persona che vive di un mestiere antico e particolare: lo storico orologiaio di Soccavo, Adolfo Curciotti. La sua esperienza e soprattutto il suo lavoro hanno suscitato il nostro interesse e la nostra curiosità. Rappresenta, per dirlo con due parole, il quartiere e il suo tempo. Gli abbiamo rivolto qualche domanda per ‘esplorare’ la sua professione, antica ad attuale, rappresentativa del tempo che scorre e che ha assunto, negli anni, un connotato determinante, anche ai tempi del web.
Allora, Adolfo, come si diventa orologiai oggi?
‘Con la pratica e tanta passione per la meccanica‘.
Quanto conta la passione nell’intraprendere un mestiere del genere?
‘E’ fondamentale, senza la passione non si può intraprendere alcun mestiere di tipo artigianale.’
Nel tempo, cosa è cambiato in questa professione?
‘Tantissimo, basti pensare che negli anni 50 un asse del bilanciere di un orologio meccanico veniva prodotto a mano su un piccolo tornio; oggi invece, con la necessità della precisione massima, si acquistano i pezzi di ricambio in base al calibro di un movimento.’
Quali sono le caratteristiche che una persona deve avere per diventare orologiaio?
‘Tanta pazienza, una buona dose di precisione e, non da ultimo, una vista da lince.’
Oggi si potrebbe vivere facendo questo mestiere?
‘Certamente, ma siccome di operai specializzati se ne trovano sempre meno, direi che un corso di orologeria in Svizzera darebbe una certificazione importante per operare nel settore.‘
Come definisce questa professione con un aggettivo?
‘Gratificante.’
C’è un episodio che ricorda particolarmente emozionante o divertente che ci vuole raccontare?
‘Sì, la prima volta che montai un orologio meccanico da solo senza l’aiuto di mio padre, all’età di 16 anni.’
Lei è l’orologiaio storico di Soccavo, cambierebbe il suo quartiere con un altro?
‘Sono stato tra i primi commercianti del quartiere, ho creduto, credo e crederò sempre nella crescita di Soccavo, ragion per cui non lo cambierei con nessun altro quartiere.‘