Intervista al produttore cinematografico Gianluca Varriale, fondatore della Vargo Film
Cinema e Soccavo. Insolito connubio che, da un po’ di anni a questa parte, sta regalando non poche soddisfazioni. Il quartiere ha dato i natali e visto crescere, infatti, personaggi del calibro del Premio Oscar, Paolo Sorrentino e altri virtuosi registi, artisti ed addetti ai lavori, che continuano a creare meraviglie nell’ambito della Settima Arte, rendendoci a dir poco orgogliosi. Uno di questi è Gianluca Varriale, produttore made in Soccavo, che nel 2014 ha dato vita alla Vargo Film, con all’attivo già 8 pellicole.
di Tommy Totaro
Gianluca, cosa l’ha spinta a fondare una casa cinematografica?
Nell’ambito della mia professione di commercialista, da anni, tendevo a privilegiare la consulenza per aziende del terzo settore, in particolare, legate a musica e teatro.
Quando poi, nel 2012, cominciai a realizzare io stesso spettacoli ed eventi, complice l’aiuto di un amico regista, iniziai anche a coprodurre qualche corto. Fu lo stesso regista, Giovanni Meola, a presentarmi il mio attuale socio, Alessandro Riccardi, anche lui napoletano. Un primo lavoro insieme fece scoccare la scintilla e, nel giro di un anno, riuscimmo, non solo a costituire la società, il cui nome si deve a un mix tra le nostre iniziali e Argo, splendido film, particolarmente significativo per i produttori, ma anche a realizzare “Janara”, il nostro primo lungometraggio.
Che ruolo ricopre all’interno della Vargo Film?
Quello classico del produttore. Insieme ad Alessandro partiamo da un’idea e si commissiona o si individua un soggetto, una sceneggiatura, si stabilisce il budget, il cast, il piano finanziario. E, ancora, si cercano fondi, si stringono accordi con banche, investitori, sponsor, pre-accordi con le distribuzioni, fino ad arrivare alla preparazione del set e alla produzione esecutiva del film.
Che caratteristiche deve avere un film per poter essere preso in considerazione?
Il pilastro è la sceneggiatura: deve “funzionare”! Prediligiamo film di genere internazionali (inglese, spagnolo), anche se abbiamo prodotto e produrremo pellicole drammatiche e commedie. L’obiettivo è realizzare un prodotto di qualità, artistico, ma che comunque risponda anche alla funzione di “intrattenimento” e che, quindi, sia fruibile e vendibile.
C’è un film al quale è maggiormente legato?
Il prossimo… 🙂 Scherzi a parte, credo siano tutti un po’ come figli… frutto del proprio lavoro. Certo, ho i miei gusti come spettatore, ma come produttore e imprenditore, tendo a non legarmi ad un film in particolare e a dare a tutti il lavoro che necessitano. Una volta prodotto, spero che rispondano alle attese, ma, appunto, sono già proiettato al prossimo.
La più grande soddisfazione ottenuta finora?
Il produttore non è mai soddisfatto 😀 Ogni film, per un motivo o l’altro, mi ha regalato soddisfazioni. In particolare gli ultimi due. “Fino ad essere felici” di Paolo Cipolletta, ad esempio, racconta una storia particolare, per la quale ho chiesto sia allo sceneggiatore, che al regista, di trasferire l’ambientazione a Napoli, cosi da poter realizzare un film nella mia città, con troupe partenopea, ma fuori da ogni cliché folkloristico o criminale.
“It’s not over” di Alessandro Riccardi, invece, è un thriller psicologico, girato in Scozia in inglese, con attori internazionali. Per una produzione indipendente è una bella soddisfazione e, tra l’altro, è già prevenduto in Nord America.
Soccavo è mai stata coinvolta, in qualche modo, nei film che ha prodotto?
È stata sfiorata con “Fino ad essere felici”: abbiamo girato alcune scene al Parco San Paolo e qualche passaggio auto tra via Cinthia e la rotonda del viale Traiano. E in troupe ho avuto almeno un paio di ragazzi del quartiere.
Qual è l’ultima pellicola prodotta?
“It’s not over” con Christopher Lambert, Weronika Rosati, Gianni Capaldi e Ian Reddington.
Tra l’altro, due vostri film, ultimamente, sono stati selezionati per la prestigiosa rassegna Capri-Hollywood…
Si, la coda del 2021, ci ha riservato una bella soddisfazione: essere in selezione con due pellicole, appunto, “Fino ad essere felici” con Francesco di Leva, Gianfranco Gallo, Miriam Candurro, Luca Saccoia, il piccolo Giuseppe Pirozzi, Gianni Parisi, Paola Sambo, Patrizia Spinosi, Ernesto Mahieux, e “Va bene cosi” di Francesco Marioni con Matilde Gioli, Fausto Maria Sciarappa, Silvia D’Amico, Manuela Morabito, Fabrice Scott, Elisa Di Eusanio, Antonio Zavatteri, Duilio Pizzocchi, Hippolyte Girardot, Lucia Batassa e Michela Giraud.
Cosa bolle in pentola?
Stiamo lavorando allo sviluppo di tre film internazionali: un thriller, un thriller psicologico e un drama/crime, oltre alla coproduzione, sempre per un film internazionale, di un drama/sci-fi molto toccante.
A breve poi partiremo, pandemia permettendo, con la preparazione del set di una divertente commedia italiana ambientata a Napoli, in particolare nella zona di Monte di Procida, diretta e con Jerry Calà, che interpreterà se stesso, insieme a tanti altri attori e attrici, che non anticipo ancora.
C’è qualche artista che stima e che le piacerebbe poter produrre?
Le scelte di casting competono sempre ai registi, quindi, il lavoro è nell’accontentare più i loro, che i miei gusti. Ne stimo tanti, ma come produttore è bene che non mi esprima su questo e lasci fare a chi di competenza. Solo in un caso avrei fatto un’eccezione… per poter lavorare con Massimo Troisi.
Come vede la scena cinematografica italiana attuale?
Dal punto di vista produttivo, la qualità del Made in Italy è sempre una garanzia: il rapporto qualità-prezzo italiano, resta in assoluto il migliore a livello mondiale.
Dal punto di vista artistico, invece, sono orgoglioso di evidenziare che, in questi anni, si confermano come traino per tutto il cinema italiano, molti artisti napoletani. Uno su tutti il grande Toni Servillo. Così come chi lo ha diretto tante volte: il fuoriclasse Paolo Sorrentino, vero e proprio Maradona del Cinema, cresciuto e vissuto per 39 anni, ricordiamolo, a metà strada tra Soccavo e il Vomero, e che con “È stata la mano di Dio” sta portando, ancora una volta, il cinema italiano ai vertici internazionali.
Oltre ad essere un produttore, lei è anche un commercialista. I due ruoli riescono a convivere pacificamente?
Sì e la professione ha sempre sostenuto l’attività di produzione. Nel tempo ho, comunque, esternalizzato la classica attività di contabilità e adempimenti fiscali, così da potermi dedicare esclusivamente alla consulenza e avere tutto il tempo necessario per la produzione ed anche per EFFE – Entertainment Film Facilities Europe, la società appena costituita, che si occupa di facilitazioni e consulenza per coloro che vogliono investire nel cinema.
Che consigli darebbe a un giovane che aspira a diventare produttore cinematografico?
Di leggere e studiare: come a Roma, adesso anche a Napoli c’è un Liceo Cine Audiovisivo. È poi è necessario essere disposti ad investire tanto tempo in una fase di affiancamento, per imparare sul campo, non esistendo una vera e propria università della produzione cinematografica. E, naturalmente, andare spesso al cinema!